Il genere della “Natura Morta” vede la luce agli inizi del XVII secolo. Consiste nella rappresentazione di composizioni di soggetti inanimati, nella maggior parte dei casi fiori o frutta. Se all’inizio della sua storia era un’occasione per i pittori per cimentarsi in una riproduzione naturalistica o fotografica della realtà, con l’arte contemporanea la “Natura Morta” diventa anche un modo di interpretare la realtà. Infatti, come accadrà per esempio nell’avanguardia cubista o in Giorgio Morandi, la ricerca profonda sugli oggetti verrà finalizzata ad una rappresentazione concettuale, portata oltre il semplice dato sensibile. In questa serigrafia Mario Schifano porta alle estreme conseguenze il soggetto della natura morta che, coerentemente con la sua ricerca, diviene una potente espressione gestuale e nasce da una profonda riflessione nei rapporti tra arte, immagine massificata e tecnologia.
L’opera è stata eseguita con un linguaggio espressionista e astratto. La natura morta viene interpretata in modo estremamente sintetico, con un esercizio di riduzione quasi brutale. La superficie è completamente bidimensionale, senza concedere nulla alla profondità spaziale. Le pennellate delineano le forme in maniera molto tormentata e nervosa. Il colore è usato secondo un’interpretazione emotiva e spirituale, senza alcuna connessione con la realtà. L’opera risulta, dunque, molto significativa della concezione dell’artista sulla riproduzione della realtà. Per Mario Schifano la bidimensionalità della superficie pittorica è paragonabile a quella di uno schermo televisivo, un monitor. Per questo il suo ductus pittorico, legato alla gestualità dell’Espressionismo Astratto americano, può essere interpretato anche come interferenza, un disturbo elettrico di una visione del mondo filtrata attraverso la tecnologia. Inoltre c’è un altro tema rilevante, più legato ad un’estetica Pop. Le immagini prese da Schifano sono sempre banali, stereotipate, da cartolina kitsch (come la natura morta, genere abusato nella storia dell’arte). Ma sull’immagine massificata agisce il pittoricismo dell’artista che dà un nuovo significato e una nuova poetica a ciò che è ordinario e mediocre.
Mario Schifano fu un artista romano nato nel 1934 ad Homs in Libia. Fu il principale esponente della Scuola di Piazza del Popolo. Si tratta di un gruppo di pittori che si riuniva al Caffè Rosati ed era accomunato da un linguaggio artistico che si rifaceva alla Pop Art ma secondo una nuova sensibilità che risentiva anche delle sperimentazioni dell’Espressionismo Astratto Americano. E’ spiccatamente Pop l’uso di simboli della società dei consumi, ripetuto in maniera seriale, ma la loro interpretazione pittorica, sporca o materica o con tecniche gestuali come il dripping, ne dà una nuova visione e una diversa riconfigurazione. Mario Schifano è scomparso a Roma nel 1998.